Dove: Via delle forze armate 405 – Baggio – Milano
Cucina: tradizionale lombarda
Prezzi: vi strafogate con meno di 25 euro
Osteria alla grande
Abbiamo aspettato che ci fosse la temperatura giusta (piccola digressione: come ben sapete i piatti della tradizione milanese non sono proprio il massimo durante la calura estiva! Provate a mangiare lo stracotto con i 40° e il 90% di umidità del 10 luglio…), abbiamo trovato la compagnia adatta e finalmente siamo partiti alla volta di Baggio.
“minchia fino a Baggio?”
E’ un sabato diverso, è lontano dal glam del saturday-night e delle luci lampeggianti della grande città; 12 chilometri e mezz’oretta d’ auto e siamo dentro.
Atmosfera quasi surreale e oggetti d’altri tempi, articoli di giornali locali sulle pareti a ricordare persone (uno fra tutti Enzo Iacchetti, a quanto pare assiduo frequentatore e/o amico) ed aneddoti curiosi. Pentole con telefoni con caffettiere d’epoca rapiscono lo sguardo in ogni angolo, alle volte si ha l’impressione di essere in un allegro mercatino dell’antiquariato.
Oltre alle bruschette (in realtà offerte dalla casa), come primi ordiniamo tagliatelle ai funghi porcini, ravioli al brasato saltati con sugo di arrosto, tortelli d’oca adagiati su verze e saltati; per secondi, stinco al forno, ossobuco e polenta, stracotto e polenta, bollito e – l’immancabile- costoletta (o cotoletta?!) alla milanese.
Certo, avremmo potuto fermarci…ma potevamo non provare anche i dolci? Tocca sacrificarsi per scrivere una recensione completa, quindi assaggiamo anche la torta pesche e cioccolato e quella di mele noci e cannella.
Il cibo è delizioso, con porzioni abbondanti e ingredienti di qualità. Sembra di stare nella casa di campagna dell’anziana zia che cucina divinamente e che non manca mai l’occasione di imbottire i nipoti come un tacchino del giorno del ringraziamento.
Come se non bastasse, complice il vino che va giù che è una meraviglia e un inaspettato menestrello meneghino, è un attimo che ci si ritrova a cantare a squarciagola le canzoni della tradizione milanese e italiana tutta.
Il menestrello di cui scriviamo è una vecchia gloria dei Profeti (il nome magari non vi dirà nulla ma sicuramente avrete canticchiato almeno una volta nella vita “…aveva gli occhi dell’amoreeee…verdiiiii“).
L’ apice della trivialità lo raggiungiamo cantando “come me gusta la batuffola, possibilmente bella morbida” (si avete capito bene, esiste una canzone che suona proprio così). Basterebbe questo per farci tornare a casa felici come bambini la notte di Natale, metteteci poi che la pancia è tanto piena e che tutto questo è costato poco ma poco poco… la conseguenza è semplice: ritorneremo!
“minchia fino a Baggio?”
“Shhhh! Taci!”
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